E. Zanoni: Scienza, patria, religione

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Titel
Scienza, patria, religione. Antonio Stoppani e la cultura italiana dell’Ottocento


Autor(en)
Zanoni, Elena
Erschienen
Mailand 2014: Franco Angeli
Anzahl Seiten
301 S.
Preis
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Rezensiert für infoclio.ch und H-Soz-Kult von:
Paola Zocchi

Il volume, frutto di una tesi di dottorato discussa all’Università di Verona, intende presentarsi – secondo quanto spiega l’autrice nell’introduzione – come una «biografia in contesto», volta a ricostruire l’attività del naturalista lombardo Antonio Stoppani (1824-1891) nei suoi intrecci con le vicende della comunità scientifica italiana, con il processo di costruzione dell’identità nazionale e con la storia del pensiero cattolico, in un’epoca in cui lo scontro tra intransigenti e conciliatoristi fu, com’è noto, particolarmente acceso. «Scienza», «patria» e «religione» sono dunque i tre poli attorno ai quali l’autrice fa ruotare la vita e la carriera dell’abate Stoppani, figura tipica di intellettuale eclettico dell’Ottocento, impegnato su diversi fronti come scienziato, scrittore, divulgatore, educatore, patriota, religioso.

Originario di Lecco, dove condusse i primi studi seminariali, Stoppani partecipò, ancora studente, ai moti risorgimentali del Quarantotto e nel 1857 pubblicò la sua prima importante monografia, Studii geologici e paleontologici della Lombardia, ottenendo nel 1861 la cattedra straordinaria di geologia all’Università di Pavia. Negli anni sessanta e settanta dell’Ottocento si occupò di geologia e paleontologia, a cui affiancò interessi di tipo paletnologico, e si impegnò in progetti che avevano ricadute dirette sull’economia del neonato Stato italiano, quali lo studio dei distretti petroliferi, la costruzione di grandi gallerie attraverso le Alpi, la realizzazione della carta geologica del Regno d’Italia. Nel 1864 ottenne la cattedra di geognosia e mineralogia presso l’Istituto tecnico superiore di Milano (il futuro Politecnico), che mantenne fino al 1877. Gli anni settanta lo videro impegnato nella divulgazione scientifica e nella pubblicazione delle sue opere più celebri, Acqua ed aria (1875) e Il Bel Paese (1876), veri e propri best-seller che contribuirono all’istruzione popolare descrivendo i fenomeni della natura e il territorio italiano nei suoi molteplici aspetti, sia naturali che storico-culturali. Nel 1877 si trasferì all’Istituto di studi superiori pratici e di perfezionamento di Firenze, dove insegnò geologia e geografia fisica fino al 1882, anno in cui rientrò a Milano, divenendo direttore del Museo civico di storia naturale e riprendendo le lezioni al Politecnico.

Il volume si basa su una ricerca approfondita dell’autrice, che ha raccolto i risultati di numerosi studi già esistenti su Stoppani, aggiungendovi uno spoglio completo delle fonti a stampa e uno scavo archivistico nei maggiori fondi italiani in cui si conservano le carte dell’abate, anche se queste ultime compaiono quasi sempre in nota e avrebbero forse potuto essere maggiormente valorizzate nel testo. Il libro è organizzato in quattro capitoli tematici, che riprendono gli ambiti di attività di Stoppani. Questa scelta, in alcuni casi, si rivela faticosa per il lettore, che non sempre riesce a collocare immediatamente gli avvenimenti nel loro sviluppo cronologico.

Nel primo capitolo l’autrice affronta le origini familiari dell’abate, figlio di un intraprendente negoziante di coloniali, la sua formazione in seminario, l’adesione agli ideali risorgimentali e al pensiero di Antonio Rosmini, la vocazione per le scienze naturali, la carriera scientifica e accademica, il suo impegno nella promozione dell’alpinismo come pratica educativa popolare e della conoscenza della montagna come luogo privilegiato per lo studio della natura, nonché l’adesione a quell’idea di «scienza per la nazione» che imponeva agli scienziati italiani di «mettersi al servizio della patria per concorrere al suo consolidamento economico, intellettuale e politico».

Il secondo capitolo è dedicato all’analisi degli studi di Stoppani nel campo della geologia e della paleontologia, e alla posizione da lui assunta nei confronti della diffusione delle idee evoluzionistiche. Qui l’autrice mette in evidenza la volontà dello studioso di «conciliare le esigenze della fede e del cattolicesimo con quelle di un’indagine naturalistica libera, rigorosa e aggiornata», anche se di fatto Stoppani non aderì mai alle teorie darwiniane.

Nel terzo capitolo si approfondisce lo studio delle opere divulgative del geologo lombardo, compendiando la letteratura già esistente su questi temi e sottolineando l’intento formativo e pedagogico, oltre che funzionale alla costruzione dell’identità nazionale, di libri come Acqua ed aria e Il Bel Paese. L’autrice ricostruisce inoltre, sulla base delle carte d’archivio, l’impegno personale di Stoppani nella promozione delle proprie opere e nella gestione delle vendite, sottolineandone il «moderno piglio imprenditoriale».

Infine il quarto capitolo analizza il ruolo che l’abate, a partire dagli anni ottanta dell’Ottocento, ebbe nell’ambito della polemica tra clericali intransigenti e cattolici conciliatoristi. Il suo tentativo di promuovere un riavvicinamento tra la Chiesa e lo Stato liberale senza cedimenti sul piano dottrinale ne fece «una delle figure ispiratrici del movimento modernista sviluppatosi agli inizi del Novecento proprio a partire da un nuovo approccio – teorico e scientifico – ai testi sacri, e, più in generale, ai dogmi del cattolicesimo». Quella che emerge – conclude l’autrice – è dunque la figura di un prete naturalista che, avendo respirato fin dagli anni del seminario istanze patriottiche e ideali rosminiani, si fece promotore, come molti altri intellettuali del tempo «di un risorgimento a un tempo politico, economico, culturale e morale del paese».

Zitierweise:
Paola Zocchi: Rezension zu: Claudio Ferrata, L’esperienza del paesaggio. Vivere, comprendere e trasformare i luoghi, Roma, Carocci, 2013. Zuerst erschienen in: Archivio Storico Ticinese, Vol. 157, pagine 166-167.

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Zuerst veröffentlicht in

Archivio Storico Ticinese, Vol. 157, pagine 166-167.

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